lunedì 19 febbraio 2007

Anche oggi mi sono dedicata al volontariato, da una parte sono tornata più ricca spiritualmente da una parte beh non vi nego che mi sono sentita impotente di fronte a madre natura.
Sentirsi utili per chi ha meno di noi, ma non in termini monetari, è una fonte di ricchezza enorme, il saper imparare da chi sta peggio di noi è impagabile e ci rende più forti, consapevoli di scelte che ad altri possono sembrare assurde o stupide.
Proprio parlando con un medico, è venuto fuori che chi ha fatto il Deu ovvero chi fa emergenza soprattutto in ambulanza è un poco svitato. Noi ci abbiamo riso sopra, oltretutto avendo fatto anche lui del Deu conosciamo gli stessi medici.... riflettendo, mi sono detta come non essere un po' fuori di testa con tutto quello che vedono, che sentono e che rischiano. E' difficile spiegare cosa accade quando arrivi in emergenza, ma ogni volta non è mai uguale alla volta prima, anche la stessa patologia non è mai uguale, entri in case bellissime, lussuose, profumate dove tutto è in ordine, tutti sono educati, ma a volte entri in cessi di case dove il cane è il più pulito, ti scontri contro l'ignoranza delle persone, la paura del momento, a volte sei costretto anche ad andare contro i regolamenti.... a lungo andare è chiaro che questo lavoro ti segna per lo stress mentale che ti crea. Purtroppo se vuoi sopravvivere devi crearti una barriera altrimenti ogni volta che rientri in sede molleresti tutto e ti staccheresti la testa per dimenticare, chiamatelo cinismo, superficialità, ma vi garantisco che è l'unico modo per sopravvivere ad un impatto emotivo che va oltre ogni misura. Non direi che sono svitati direi che cercano di vivere sereni.
Quello che rimane ai medici Deu che cambiano lavoro è la dolcezza nell'approccio con i pazienti, lo stress dell'essere veloci determinati ecc, si trasforma in pacatezza, e secondo me sono anche più bravi proprio perchè imparano in emergenza un po' di tutto.
Ebbene stamani sono rimasta colpita da questo medico non solo per la sua competenza, ma per tutto quel lato umano che è riuscito a preservare, quel sorriso, e quella comprensione di cui un malato ha sempre bisogno e sopratutto per il rispetto della dignità di un paziente.

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