Succede
che in mezzo a questo recente tripudio di crociate femministe e di
donne invitate a far apparecchiare mariti o primogeniti maschi e di
t-shirt politicamente corrette e di miss in pensione e di velini
maschi, mi sia venuto un dubbio: non è che puntando l’attenzione
sui limiti del maschio, sui pregiudizi storici, sul sessismo da bar e
gli spot irrispettosi, si sta passando dalla legittima pretesa di
vedere riconosciuti i nostri diritti e di avere le stesse opportunità
degli uomini, a una beatificazione retorica e controproducente del
genere femminile? Non è che ci stiamo dimenticando di quello su cui
dobbiamo ancora lavorare noi, prima ancora di quello su cui devono
lavorare gli altri? Perché non dimentichiamolo, l’emancipazione
passa anche attraverso una feroce autocritica, per cui come
l’esistenza del maschio immaturo, irrisolto, bamboccione, traditore
seriale, egoista, violento, prevaricatore, affetto da machismo
d’accatto o da aridità congenita, è discussa e accertata,
andrebbero ricordate ogni tanto, anche le categorie femminili che non
contribuiscono di sicuro ad elevarci sul genere maschile. E ve lo
dice una la cui considerazione nei confronti del maschio medio è più
o meno quella di un transgender per le pennette Barilla. Io per
esempio, nella lista delle donne che mi fanno vergognare di
appartenere al genere femminile, includerei senz’altro:
a)
Quelle che “lui non vuole figli” e dimenticano di prendere la
pillola. Già. Perché la categoria di gentili signorine esiste nella
realtà, non solo nelle leggende da parrucchiera. Andate su google e
digitate “come farmi mettere incinta” e farete un viaggio
nell’orrore. Forum che pullulano di domande deliranti su come
fregare gli uomini e addirittura articoli che svelano (testuale)
“trucchi per raggirare il partner e gabbare gli anticoncezionali di
ultima generazione”. Chi ti dice sputa la pillola, chi manometti il
computerino che misura i giorni fertili, chi suggerisce di bucare la
confezione di preservativi con un ago sottilissimo. E queste sono
ragazze giovani. Noi donne però sappiamo bene che non sono solo
certe ragazzine a cercare la maternità con ogni mezzo, ma anche
signorine col timore di essere abbandonate dal partner, con la paura
dell’orologio biologico, con il desiderio romantico di garantirsi
un vitalizio. Certo, c’è spesso la complicità di uomini poco
svegli, ma “se l’è cercata, poteva evitare di fidarsi di quella
mantide” somiglia tristemente all’agghiacciante “poteva evitare
di mettersi la minigonna”.
b) quelle con atteggiamenti persecutori
e ossessivi. Lo stalking non è cosa solo maschile. Si racconta poco
perché le ossessioni femminili raramente sfociano in atti violenti
(la violenza è una prerogativa di certe bestie di genere maschile,
per fortuna), ma lo stalking rosa, quello psicologico, esiste e
secondo alcune ricerche sarebbe perfino più diffuso di quello
maschile. Ci sono donne respinte, cornificate, abbandonate, capaci di
covare ossessioni e vendette che fanno paura. Donne incapaci di
sentirsi autonome e risolte anche senza “quel fidanzato” o “quel
marito” che riversano rabbia e frustrazione sugli ex e sulle nuove
partner degli ex, seppellendoli di insulti, minacciando gesti estremi
e inventando malattie terminali e gravidanze fantasma attraverso sms,
mail e telefonate da far sembrare Glenn Close in “Attrazione
fatale” una che l’aveva presa con filosofia.
c) Quelle che
decidono di interpretare il ruolo scomodo dell’amante e siccome lui
non si decide a fare il grande passo di dirlo alla moglie, trovano
loro il modo di farlo sapere a quella poveretta che sta a casa e
magari lo aspetta col figlio di sei mesi in braccio. C’è però da
dire che certe amanti se la battono con certe mogli che scoprono gli
altarini del marito, apostrofano l’altra con tutte le sfumature
linguistiche da “puttana” in poi e assolvono il marito con un
assolutorio “tanto si sa che lui è fatto così”.
d) Poi ci
sono le ex mogli che hanno una sola ragione di vita. Non quella di
rifarsi una vita, crescere i figli, voltare pagina. No. Solo quella
di fargliela pagare con ogni mezzo possibile. Ex mogli che usano i
figli come merci di scambio, che inventano violenze domestiche con la
complicità di avvocatesse senza scrupoli, che si accaniscono con
contenziosi legali compulsivi e persecutori, che alzano l’asticella
delle richieste anche quando hanno ottenuto quello che basterebbe a
mantenere i loro figli e pure quelli illegittimi di Balotelli.
d)
Quelle (generalmente piacenti) il cui modello relazionale è
perennemente in modalità “seduttiva”, per cui non sono capaci di
alcun tipo di interazione con gli uomini che non preveda arie da
gattamorta e moine insopportabili. Donne che riescono a farsi
detestare dalle donne e ad abbindolare gli uomini più fessi. Per
cinque minuti, perché poi generalmente finiscono per detestarle pure
i fessi.
e) Quelle che si sposano o si fidanzano con un uomo e ne
fanno una specie di burattino asservito a despotismi tipicamente
femminili. Fateci caso, è un meccanismo in cui raramente i ruoli
sono invertiti. Quelle che nel giro di un anno annientano le amicizie
del marito sotto i colpi del “quello non mi piace”, “Quello è
un cretino”, “Quello in casa non ce lo voglio”, “Quella ti è
amica solo perché vuole portarti a letto e poi si vede che mi odia”.
Quelle che non accettano ingerenze della suocera, della cognata,
della nipote, della badante e che a sei mesi dalle nozze si sono
inimicate la famiglia di lui costringendo questo pover’uomo a
vivere tra due fuochi e a chiamare la madre in bagno, con sotto il
rumore della doccia e una scheda telefonica svizzera come Moggi ai
bei tempi.
f) Quelle che sono madri sono loro e non perdono
occasione per far sentire inadeguate le donne che vivono il ruolo di
madre con più leggerezza. Sono le integraliste della maternità,
quelle che se non metti la sciarpa al bambino o non gli fai il
bagnetto sempre alla stessa ora o non sterilizzi il ciuccio con la
fiamma ossidrica o non gli dai la tetta fino ai 18 anni, meriti gli
assistenti sociali in salotto. In linea di massima, sono anche quelle
che si lamentano per la scarsa collaborazione del marito, ma se il
marito prova anche solo a sollevare il figlio dal fasciatoio, lo
fulminano col consueto “Lascia fare a me che tu non sei capace”.
E
potrei andare avanti citando donne ossessionate dalla forma fisica
che guardano le donne rotonde con aria di compatimento, donne che si
circondano solo di amiche racchie e di lacchè preferibilmente gay
che si limitino ad adularle, donne che si professano femministe e
appena vedono una donna che non sia Mariangela Fantozzi su una
poltrona che conta, commentano con l’amica “Chissà a chi l’avrà
data” e così via, ma mi fermerei qui. Non vorrei che per un
attimo, gli uomini si illudessero di essere migliori di
noi.
(SELVAGGIA LUCARELLI)
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